**Il viaggiatore riconosce il poco che è suo scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà (I. Calvino, Le città invisibili, 1972) **

Quale importanza ha assunto la tecnologia nella vita quotidiana? Come e in che misura essa partecipa alla costruzione della realtà sociale e del suo immaginario, dei suoi riti e miti, delle sue definizioni simboliche, ideologiche e comunicative?

Tali domande nascono dalla semplice constatazione che viviamo in un un periodo storico in cui le trasformazioni tecnologiche sono estremamente importanti, generate dallo sviluppo e dalla sempre più vasta applicazione, in particolare, delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e dalla loro utilizzabilità pressoché globale, sia dal punto di vista dei soggetti che degli ambiti e contesti di applicazione.

E si rafforzano in considerazione dell’opinione pressoché generale secondo la quale le tecnologie condizionano fortemente le nostre vite non solo sul piano del fare ma su quello dell’essere, in cui, cioè, quel che muta “è anche la nostra sensibilità e quindi il nostro modo di percepire oggetti, ambienti, persone. Vi è dunque, qui, un cambiamento che concerne la stessa identità” (Merlini); quel che si trasforma sono, si pensi alle forme di comunicazione connettiva o di rete, gli approcci relazionali e, in termini più collettivi, an- che i processi di inclusione/esclusione sociale e culturale.

Ora, non è compito di questa rivista, quello di tracciare un quadro esauriente delle dinamiche in corso del fenomeno, né tanto meno quello di definire la propria appartenenza alla schiera degli “apocalittici” o a quella degli “integrati”, gli uni assorbiti da preoccupazioni dilaganti sui rischi di patologie individuali e sociali derivanti dall’interazione con la “macchina” o sui pericoli di “virtualizzazione” della realtà, gli altri impegnati all’esaltazione incondizionata delle “magnifiche e sorti progressive”.

Quello che, piuttosto, vorremmo proporre ai nostri lettori è l’esplorazione di alcuni luoghi della società digitale dai quali rischi ed opportunità emergano come proprietà, come possibilità e responsabilità dell’agire umano e non come frutto del dominio tecnico del mondo.